Lo scriba – Dalle "Ceneri di Gramsci" alla "Generazione tradita" Il senso storico della nostra epoca


Italiano

Abbiamo sempre ubicato nella prima metà del ’900 i nostri poeti divenuti famosi come “ermetici”. Solo uno, Ungaretti con “Il dolore”, tenta di far capolino nella seonda metà del secolo, ossia nella nostra epoca, ma senza riuscire a passare il “Rubicone”.
Avevo anche pensato che lui in particolare, avendo atrocemente patito, come me, il “dolore di chi resta”, avrebbe potuto cantare la mia “follia”. Ma vano questo pensiero perché Ungaretti s’è fermato alle soglie, non dico della Storia, ma della stessa Memoria, che il dolore inevitabilmente produce.
“I ricordi, un inutile infinito”
“I ricordi/ il riversarsi vano/ di sabbia che si muove / senza pesare sulla sabbia”
In termini prosastici, sabbia sulla sabbia.
“…silente/il grido dei morti è più forte”
Perché “silente” ? Il grido dei morti è , per chi resta, un grido straziante che rimbalza fin nelle Galassie perché affamati, e a buon diritto, di Memoria e di Storia.
Possiamo concludere con “Roma occupata”. Nello strazio generale della città,
“…insopportabile il tormento / si sfrena tra i fratelli in ira a morte”
Ungaretti si sente “blasfeme le labbra” perché rimprovera al Cristo che la sua bontà “s’è tanto allontanata”. E qui sta il limite che Ungaretti non riesce a superare.
Perché si rivolge alla bontà di Cristo sentendosi addiritura blasfemo ?
Innanzitutto non è alla bontà di Cristo che deve rivolgersi ma alla bontà di Dio. Gesù è sempre morente sulla croce e sente ai suoi piedi il dolore straziante, umano, laico della Madonna, sua madre, perché è lei che resta con tutto il peso del dolore suo e di tutta l’umanità. Gesù è morente e non sente le labbra blasfeme quando si rivolge a Dio (perché è a Lui che deve rivolgersi) dicendo “Padre perché mi hai abbandonato?”. Ungaretti non ha il coraggio di rivolgersi a Dio. Di fronte al suo Dio si blocca e sbaglia persona. Eppure Gesù e la Madonna sono nella Memoria e nella Storia come simboli laicamente universali d’amore e di dolore.
Ecco perché Ungaretti tenta di far capolino nella nostra epoca ma non riesce a varcare il Rubicone.

II°

Abbiamo premesso questa breve nota su Ungaretti per indicare un segno simbolico di distinzione (solo simbolico perché in effetti esiste sempre una continuità con mutazione graduale) fra la prima e la seconda metà del secolo. Mentre Ungaretti non può non affidarsi alla bontà di Dio, per “Le ceneri di Gramsci” e per “La generazione tradita” l’uomo entra nella Storia come soggetto etico fino a scoprire l’immortalità della Storia. Ecco perché considero quest’ultimi cinquant’anni la “nostra epoca” che, a mio avviso, sono destinati a continuare per altri cinquanta, se non di più, dato lo stato dell’attuale società.
Perciò, innanzitutto, vediamo a quali colonne si appoggiano questi due poemi.

III°

Discorso sulla Storia e sulla Morale

La Storia

Il discorso parte dall’affermazione di Sartre “Occorre che la Storia entri in crisi, come la Fisica, e si liberi dagli assoluti di Hegel e di Marx”.

-Per Hegel, nella “Fenomenologia dello Spirito”, la Storia è finita. Solo così la dialettica può avere la sua sintesi e solo a questo punto la Storia può essere raccontata coerentemente a questa visione.

-Per Marx, quella che stiamo vivendo non è la Storia ma una lunga Preistoria. Solo una società senza classi potrà dare inizio alla Storia dell’ umanità.

-Per Sartre non esiste una sola dialettica, ma esistono diverse dialettiche a seconda delle epoche. Oggi, per esempio, abbiamo un’alternanza continua “alienazione/liberazione/nuova alienazione ecc..” senza fine e senza mai raggiungere una sintesi.

IV°

Storia e Morale

Anche qui si può partire da una affermazione di Sartre, quella sulla interdipendenza di Storia e Morale.
La Morale non potrebbe esistere senza la Storia (che è filosofia in azione) e la Storia non avrebbe alcun senso senza la Morale ( che è quella filosofia che muove la Storia ossia la fa esistere). Ne consegue una nuova identità dell’uomo come soggetto ad un tempo storico ed etico.

-Per Hegel l’uomo è al servizio dello Stato etico e, realizzatolo, si annulla in esso. E ciò può avvenire perché “la Storia è finita”, ossia ha raggiunto la sua sintesi dialettica.

-Per Marx l’uomo non è che il riflesso della struttura socio-economica. Solo in una società senza classi potrà realizzarsi come “uomo totale”, come dice Henri Lefebvre. Ecco perché oggi, per Marx, noi non viviamo che una lunga Preistoria.

-Per Sartre l’uomo, caduti tutti i valori e tutti gli assoluti (il “Dio è morto” di Nietzsche o “se Dio è morto tutto è possibile” di Dostoevskij), è rimasto solo di fronte alla propria esistenza, che è libertà, e non può far altro che crearsi egli stesso come uomo, condannato, com’è, alla propria libertà e alla propria responsabilità. L’uomo deve pertanto liberarsi dall’alienazione (” non c’è libertà senza liberazione”) per divenire un soggetto etico, autonomo e responsabile.Ossia l’uomo della nostra epoca, come abbiamo desunto dall’affermazione sartriana di partenza. E, di conseguenza, affinchè il soggetto etico si districhi concretamente nella Storia, Sartre afferma: “Occorre storializzarsi per storicizzarsi contro la storicità”. La storicità è la storia ancora in atto, ossia vissuta in modo parziale, limitato, incompleto, inconsapevole di ragioni profonde e di fatti lontani. Una storia pertanto inautentica. Storializzarsi vuol dire entrare nella Storia per farla. Anche un libro può essere un fatto storico, che sarà poi storicizzato. La storicizzazione è la storia il più possibile completa di fatti e di motivazioni e perciò la più autentica possibile. Non bisogna però mai dimenticare che la Storia, in quanto mossa dal soggettivismo etico, non può che essere, come la Verità, soggettiva. La Storia oggettiva non è Storia, è solo mistificazione, è inautenticità.
Ecco perché l’uomo della nostra epoca è un soggetto etico che si storializza per storicizzarsi. Per essere e rimanere autentico. Ecco perché l’aspetto della filosofia che meglio rappresenta la nostra epoca è l’Etica.Come l’aristotelico “Etos che precede il Logos”.

Dalle “Ceneri di Gramsci” alla “Generazione tradita”

-Pasolini, nelle “Ceneri di Gramsci”,è pienamente cosciente della crisi della Storia e la descrive alla perfezione.Ma conclude in modo problematico. Egli è cosciente che la vita è possibile solo nella Storia,ma come può con passione entrare nella Storia se è anche cosciente,come Hegel, che la Storia è finita?

-”La generazione tradita” si pone come superamento di questa problematica ma anche della stessa crisi della Storia. Scopre infatti, attraverso il dolore che sta alla base della memoria storica, che la Storia è l’unica immortalità possibile per l’uomo su questa Terra. Fino a che il Sole non si spegnerà.
Per cui risultano superati pure l’assoluto storico hegeliano e l’assoluto preistorico marxista.

- Inoltre “La generazione tradita”, dopo il travaglio storico fatto di alienazione/
liberazione/nuova alienazione all’infinito ma che scoprirà l’immortalità della
Storia, è costretta ad affrontare la riflessione morale, un altro tipo di
travaglio (cioè la coscienza individuale) non meno doloroso di quello storico,
per poter giungere alla Creazione, ossia alla capacità dell’ uomo di creare se
stesso e il mondo. Ed ecco dalla viva carne dei protagonisti nascere
concretamente l’uomo come soggetto etico, ossia l’uomo della nostra epoca,
che tenderà infine al Mito eterno della Giovinezza interiore come preannuncio
dell’immortalità della Storia.

-Anche la morale di Pasolini tende a un Mito: quello dell’innocenza primordiale dell’ uomo. Egli lo
cerca nel sottoproletariato delle borgate, nella sottocultura delle favole arabe o dei pellegrinaggi cristiani, nella ingenuità irrefrenabile del Cristo dove il dolore è quello profondo e profondamente concreto e terreno della Madonna ai piedi della Croce (forse la più alta immagine lirica di Pasolini), oltre che nelle leggende arcaiche della nostra stessa civiltà.

-Non trovo molta diffferenza tra il Mito dell’innocenza primordiale di Pasolini e il Mito eterno della
giovinezza interiore della “Generazione tradita”. Ambedue esprimono il soggetto etico come uomo, e pertanto l’Etica come filosofia, della nostra epoca.

VI°

La poesia della nostra epoca

Con queste note abbiamo definito la struttura portante della poesia italiana della nostra epoca.
Ungaretti chiude la prima metà del secolo, Pasolini apre la nuova epoca e noi ne abbiamo tracciato il percorso fino a quando una nuova epoca non si affaccerà alla Storia. In effetti solo con la “Generazione tradita” può cominciare la storia della nostra epoca.
Chiunque può fare da corollario a questa struttura. L’importante è che ogni poema abbia in sé la filosofia, ossia l’Etica, della nostra epoca. Il mondo e l’umanità hanno bisogno di poesia, non di elzeviri linguistici.

www.etudes-augias.com

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