Al tempo degli eserciti industriali interlocutore dei lavoratori era il datore di lavoro, generalmente in conflitto con essi. Lotta di classe all’ombra di due ideologie nettamente contrapposte: socialismo e liberismo.
La rivoluzione tecnologica della nostra epoca, non solo ancora in atto ma con sviluppi imprevedibili, ha trasformato e continua a trasformare il vecchio ordine sociale. Gli eserciti industriali non esistono più e i battaglioni sopravvissuti vanno sempre più assottigliandosi. Si va sempre più verso il lavoro autonomo o di piccoli gruppi. Le grandi aziende dei trasporti e dell’energia saranno costrette a forme di collaborazione fino, inevitabilmente, a forme di associazione.
Interlocutore di questo nuovo lavoratore sarà lo Stato in quanto unico possibile programmatore e finanziatore delle strutture economiche di base.
All’interno di questi programmi dovrà giocoforza scatenarsi l’iniziativa privata.
Socialismo e liberismo andranno sempre più perdendo la loro connotazione ottocentesca. Non solo non saranno più conflittuali ma, al contrario, saranno interdipendenti come la Storia e la Morale nella nuova cultura neo-umanistica.
Il liberal-socialismo diviene di fatto l’ideologia della nostra epoca senza alcuna contrapposizione ideologica. L’unica opposizione obbligata sarà l’evasione fiscale, la corruzione, la criminalità organizzata, il terrorismo, il fanatismo religioso o razzista ed anche il nazionalismo e il localismo, più che assurdi, ridicoli nel mondo globale.
Prima di addentrarmi nella mole di problemi che questa impostazione prospetta, posso anticipare che l’Italia ha tre milioni di disoccupati ma, contemporaneamente, avrebbe cinquant’anni di lavoro assicurato ed anche i soldi per finanziarlo.
Seguirà a questo proposito una serie di blog.